Tecnicamente sono cristiana, visto che ho ricevuto tutti i sacramenti, eccezion fatta per il matrimonio con rito civile, ma non posso definirmi credente.
O meglio, credo sicuramente in qualcosa di più grande di noi, ma non sono sicura che si possa chiamare Dio. Tuttavia, tra i ricordi sbiaditi del catechismo, mi è rimasta impressa una frase che oggi, alla luce di tante cose apprese, ha riacquistato un significato profondo, concreto: "Il verbo si è fatto carne".
E’ proprio così: le parole (il verbo), che decidiamo di usare, le cose che ascoltiamo o a cui siamo sottoposti in famiglia modificano l’anatomia del nostro cervello (la carne).
Si creano sinapsi che prima non esistevano, come delle piccole stradine di campagna che altri pensieri potranno percorrere e, quanto più le percorreranno, tanto più diventeranno autostrade, vie preferenziali per i ragionamenti.
Questo vale per tutto, anche per i pensieri limitanti, ovvero quelle credenze che ci depotenziano, che ostacolano la nostra evoluzione: uno su tutti?
“non sono una brava mamma”
E allora come possiamo trasformarli in credenze potenzianti?
Fresca di studio dall’ultimo esame di psicobiologia, il più tosto che c’è a psicologia, ho compreso come il nostro cervello sia un sistema in continua modificazione.
Una parte è sicuramente scritta nel DNA, nei nostri geni, ma molto altro lo determina il nostro ambiente, quello che vediamo, ascoltiamo, diciamo e mangiamo.
L'impatto delle parole sui nostri figli
Che parole decidiamo di usare con i nostri figli? Quali esperienze facciamo vivere loro?
Tutto ciò ha un impatto enorme e spesso irreversibile sul loro cervello, sul loro pensiero e, inesorabilmente, sul loro comportamento.
Nathaniel Branden, nel suo bellissimo libro "I sei pilastri dell’autostima", dice:
“Alcuni rifiutano se stessi a un livello così profondo da non riuscire neppure a cominciare un lavoro di crescita se prima non hanno affrontato questo problema. Se il problema non è visto, non c’è miglioramento che tenga, non è possibile integrare nessuna nuova conoscenza né compiere nessun progresso”
Ancora una volta, se non pronunciamo, anche solo dentro di noi, quelle parole di consapevolezza, non potremo sperimentare alcun miglioramento nei nostri comportamenti e quindi nella realtà.
Si può evolvere con i reel sui social?
A volte, lavorando sui social, mi sento come se stessi distribuendo piccoli semi sperando che trovino terreno fertile, ma spesso noto che le persone utilizzano questi consigli come una lista da appiccicare al frigo, come se leggerli fosse già un po' come averli messi in pratica. Come scartare un Bacio Perugina e sperare in una verità rivelata.
Trovare la propria identità genitoriale non è un'abilità che si possa imparare leggendo dei post sui social o un video YouTube, così come facciamo per la ricetta della parmigiana. E’ un lavoro lungo e che spesso, a mio avviso, non può prescindere dal farsi accompagnare da una persona esterna che ci faccia le domande giuste.
Ecco perché ho deciso di fare la coach: perché per me, quelle domande maieutiche, la stessa tecnica che Socrate usava, sono la porta per accedere a potenziali nascosti e trasformativi.
Per cambiare la realtà, non serve andare lontano, basta iniziare dalla nostra mente.
Uno dei miei libri preferiti è "Lettere a Lucilio" di Seneca. In una lettera, Seneca scrive all’amico:
"Credi forse che sia accaduto soltanto a te, per cui te ne meravigli come di cosa nuova, che non sia riuscito, con viaggio sì lungo e con la visita a tanti diversi paesi, a dissipare la tristezza e la noia opprimente del tuo spirito? L’animo devi mutare, non il cielo…" «..Perché ti stupisci di non trarre alcun frutto dai tuoi viaggi, portando sempre appresso te stesso? La causa che ti pose in cammino segue i tuoi passi».
Tradotto: Non cambierai il tuo modo di pensare (l'animo), scappando dalla realtà (il cielo). E' per questo che, per modificare le nostre azioni e quindi quello che non ci piace della nostra realtà, dobbiamo partire dal nostro animo, dalla nostra mente, dal nostro pensiero.
Identificare quelle che sono le convinzioni limitanti, i pensieri disfunzionali e sostituirli con altri.
Cambiare luogo non cambierà il nostro modo di pensare. Per modificare le nostre azioni e quindi la nostra realtà, dobbiamo partire dal nostro animo, dai nostri pensieri.
Identificare le convinzioni limitanti e sostituirle con altre potenzianti è fondamentale.
Mahatma Gandhi a tal proposito ha detto:
"Mantieni positive le tue convinzioni,
perché le tue convinzioni diventano i tuoi pensieri,
e i tuoi pensieri diventano le tue parole,
le tue parole diventano le tue azioni,
le tue azioni diventano le tue abitudini,
le tue abitudini diventano i tuoi valori,
i tuoi valori diventano il tuo destino".
Un Esercizio di Coaching
Credo fortemente nel potere dell’azione per migliorare. Ecco perché ti propongo un esercizio di coaching. Rispondi a queste domande:
Scrivi 3 convinzioni che hai su di te come persona, sulle tue capacità o sui tuoi figli e che vorresti cambiare.
Da dove provengono queste convinzioni?
Come ti hanno limitata nel passato o ti stanno limitando nel presente?
Ora, sostituisci le tue convinzioni limitanti con altrettante convinzioni potenzianti unite ad un esempio avvenuto nel passato.
Ad esempio: convinzione limitante: “Non sono una mamma che sa gestire le emozioni”.
Accedi ai tuoi ricordi e visualizza quella volta (sicuramente c’è stata almeno una volta) in cui sei riuscita a rimanere equilibrata nonostante la situazione.
Ora ancora questo ricordo e associalo alle parole potenzianti: “Io so essere una mamma che gestisce le emozioni, proprio come quella volta che (ricordo)”.
Ogni volta che ti viene in mente la tua convinzione limitante, ripeti la convinzione potenziante.
“Le nostre convinzioni possono plasmare, influenzare o perfino stabilire il nostro grado di intelligenza, di salute, di relazioni, di creatività, addirittura il nostro grado di felicità e di successo personale.” (Robert Dilts)
La Storia di C.
Prima di salutarci, voglio raccontarti la storia di C., una mamma di due ragazzi di 13 e 15 anni. Quando si è rivolta a me, la sua autostima era bassissima a causa di convinzioni limitanti che si portava dietro dalla scuola elementare. Carla mi ha raccontato come la sua maestra l'avesse sempre fatta sentire sbagliata, e lei aveva finito per crederci. Questo sentimento di inadeguatezza aveva influenzato non solo il suo modo di essere madre, ma anche il suo rapporto con i figli. Spesso si sentiva incapace di sostenerli e guidarli, come se non fosse all'altezza delle sfide quotidiane che la genitorialità comporta.
Abbiamo lavorato insieme per cambiare questa sua prospettiva, sostituendo le convinzioni limitanti con altre potenzianti. Abbiamo iniziato con piccoli passi: ogni giorno, Carla annotava tre cose positive che aveva fatto per i suoi figli, per sé stessa o per qualcun altro. Poco a poco, queste nuove convinzioni hanno preso forza. Oggi, Carla si vede diversamente, e questo ha migliorato notevolmente il suo rapporto con i figli. Adesso, non solo è più sicura di sé, ma è anche più serena e presente nella vita dei suoi ragazzi.
Spero che questo esercizio ti sia stato utile. Se vuoi farmi sapere cosa è emerso e cosa hai scoperto, sarò felicissima di leggerti.
Se vuoi conoscermi meglio, visita il mio sito.
Se questa newsletter ti è piaciuta, iscriviti e condividila con altre persone.
A presto
Giada